domenica 24 giugno 2012

Guida al signoraggio bancario

Capire con semplici parole cosa sta accadendo nella nostra società


Un argomento spesso taciuto, o per meglio dire fatto tacere, è quello del signoraggio bancario.
Cos’è ? Quando e come nasce questo fenomeno? E soprattutto, perché è così nocivo per la società? Quali danni può apportare ad una società moderna e sviluppata? Che legami ha con il debito pubblico di cui siamo schiavi?
Procediamo con ordine facendo un piccolo excursus storico.
La prima forma di commercio conosciuta dall'uomo era il baratto. Si scambiava ciò che si aveva con ciò che si voleva. Chiaramente il valore di un oggetto era direttamente proporzionale alla sua reperibilità. Tale struttura economica, però, non era in grado di auto coordinarsi: era difficile avere sempre con sé la quantità di merce da scambiare (la gente non girava con una decina di mele in tasca per effettuare qualche scambio), sia perché gli scambi non sempre soddisfacevano entrambe le parti, e, poiché il valore dei beni era dato dalla loro diffusione, questo poteva cambiare da un posto all'altro.

Si sentì, così, l'esigenza di modificare ilsistema economico/commerciale, attraverso l'introduzione della moneta e del mercatoIl materiale di cui erano composte le monete, era quello ritenuto più prezioso, l'oro, il quale aveva un valore reale, ossia un valore oggettivamente riconosciuto, a prescindere dal luogo nel quale ci si trovava. Ogni diversa moneta aveva un proprio valore reale, dato dal peso, dal tipo di materiale utilizzato (oro, argento..) e dalla quantità di quel materiale presente nella moneta.
Accadde così che per ottimizzare le spese di conio, ma anche per trarre un illecito guadagno, i “poteri forti” quali re,  imperatori o chiunque si trovasse al potere, diminuivano le percentuali di oro usate per creare la moneta facendo diminuire effettivamente il suo valore reale e, allo stesso tempo, creando un cosiddetto valore nominale, ossia, indipendentemente dai materiali utilizzati per fabbricarla, la moneta assume un determinato valore perché c'è uno Stato che garantisce che ne
abbia, anche se di per sé non vale nulla. Lo stato diventa dunque proprietario di tutta la moneta reale ed obbliga i cittadini ad usare la sua moneta. Se fallisce lo stato falliscono tutti i cittadini. In questo modo, non solo lo stato ha creato ricchezza dal nulla, ma ha anche obbligato i cittadini alla totale fedeltà.
Dal Medioevo in poi le banche private hanno contribuito all'evoluzione di questo processo, attraverso la stampa di
lettere di cambio. Si tratta, in pratica, di pezzi di carta ai quali è attribuito un valore economico pari ad una determinata somma di monete che il cittadino depositava nella banca stessa. Si poteva riottenere il proprio oro riconvertendolo con queste lettere. Siamo semplicemente di fronte agli antenati delle odierne banconote o assegni. Con il tempo, però, le lettere di cambio perdono la loro funzione primaria, in quanto iniziano ad essere scambiate non per l'oro depositato, ma con beni qualsiasi nei semplici rapporti di compravendita.

Le banche, allora, iniziarono a sfruttare a loro vantaggio la situazione emettendo più lettere di cambio. Ciò era loro possibile poiché era  improbabile che tutti rivolessero indietro il proprio oro contemporaneamente. Le banche in pratica avevano iniziato a creare moneta dal nulla. La vita socio-economica dello Stato inizia così ad essere regolata dal valore nominale della moneta. Il cittadino perde qualsiasi contatto con il valore reale. Il potere delle banche giunse all'apice nel momento in cui queste riescono a prestare il loro denaro ai Governi. Dal 1600, banche e Stato diventano, per  reciproca convenienza, soci, con la nascita della Banca Centrale. La Banca Centrale stampa e presta denaro, sia alle altre banche, sia allo Stato, che, in cambio, le garantisce il monopolio della produzione della moneta. Poiché però la Banca centrale deve (in teoria) in ogni momento essere in grado di restituire il valore reale ai suoi cittadini, essa conserva un decimo della moneta nominale battuta in apposite riserve d'oro: la cosiddetta riserva frazionaria. I restanti 9/10 sono messi in circolazione all'interno dello Stato. Questa enorme immissione di denaro creato dal nulla, finisce inevitabilmente per creare una maggiore povertà, a causa dell'inflazione. Più un bene è diffuso, minore è il suo valore. Tanto maggiore è la quantità di denaro in circolazione, tanto minore è il suo valore effettivo, tanto più i prezzi aumentano. Inoltre, più i prezzi si alzano, più si alzano le retribuzioni.
La situazione, dunque, sembra essere del tutto invariata. Dove sta il trucco? Il trucco sta nei tempi e nei modi con cui il nuovo denaro arriva nelle mani di Stato, banche, lavoratori e di tutto il mondo produttivo.
Quando il denaro giunge allo Stato e ai grandi istituti finanziari, l'inflazione è ancora bassa, e, per farla semplice, le cose hanno ancora il prezzo vecchio. Questi istituti sono, quindi, più ricchi. Quando il nuovo denaro giunge invece al lavoratore, l'inflazione è ormai in atto, per cui  i prezzi si alzano.Durante prima guerra mondiale, per aumentare il finanziamento bellico, gli stati europei obbligarono le banche ad interrompere le riserve frazionarie. La stessa cosa fecero anche gli USA nel ‘71, lasciando, così, la produzione di denaro totalmente slegata dalla ricchezza posseduta: le banche sono libere di stampare moneta dal nulla, prestarla agli Stati e riscuoterne gli interessi.
Come fa lo Stato a ripagare questo debito? Dove prende i soldi per saldare? Dalle nostre tasche!
Ecco spiegata la tanto famosa nozione di Debito Pubblico.
In pratica lo Stato ottiene soldi stampati dal nulla dalle banche, le quali,applicano al prestito un tasso di interesse. Lo Stato è  giuridicamente costretto a saldare debito e interessi, per cui tassa i cittadini per ottenere la liquidità necessaria. Ci si trova nella situazione in cui pochi privati si arricchiscono sulle spalle di interi stati. 
Si commette infatti un errore credendo che le banche siano“pubbliche”.Basta informarsi per sapere che i partecipanti al capitale della Banca d'Italia,  sono per oltre il 90% S.p.A., dunque privati! Come se non bastasse molti di essi sono istituti bancari ("Intesa San Paolo S.p.A.", "UniCredit S.p.A.")

Un'ulteriore prova del fatto che siano le banche stesse a stampare le banconote  è ricavabile osservando con attenzione tanto le vecchie Lire quanto gli Euro.Nel primo caso si può notare sia la scritta "Banca D'Italia", in basso, dove dovrebbe 
comparire "Repubblica Italiana", sia la firma del Governatore "Antonio Fazio", laddove dovrebbe, al contrario, esserci la firma del presidente della Repubblica.
Passando al secondo caso,  poiché si tratta di moneta sovranazionale, l'ente che si occupa della stampa e della diffusione di tale moneta è la Banca Centrale Europea. Osservando in alto, accanto la cifra appare l'acronimo "BCE (Banca Centrale Europea)" nelle varie lingue.(ECB,EZB,EKT....).



Osserviamo adesso la vecchia banconota da 500 Lire Notate le differenze?




Come se non bastasse,nel 2005 la FED (Federal Reserve, la banca centrale USA) ha dichiarato che non comunicherà più il tasso di parità con
l’oro. Cioè non solo dal 1971 non c’è più un rapporto tra oro posseduto e moneta emessa, ma ora questo rapporto sarà tenuto nascosto.  Sia allo Stato, burattinaio politico, che alle banche, burattinaio economico del burattinaio politico, conviene, per ragioni diverse, che il giochetto prosegua a discapito, ovviamente, dei cittadini.


Carlo Sferrazza

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