mercoledì 11 luglio 2012

Noi la conoscevamo bene


 


Uno dei più divertenti tormentoni sull'Italietta di oggi contempla la presenza di donne bellissime assurte al potere grazie a specifiche capacità orali. Che le terrificanti post-femministe non trasaliscano, è la totale verità, un pre-teorema che di solito funziona sempre. E non ci vuole nemmeno troppo impegno per riuscire nell'impresa, basta andare scollacciate dentro l'ufficio giusto, zac! ed è fatta. Vediamo queste damine spalmate su tutti gli ambiti immaginabili: dal cinema alla televisione, dalla musica alla politica. Una di loro, la ragazza che veniva da Terni, Sara Tommasi, ha provato a cavalcare l'onda lunga della finanza dopo aver preso il sole alla corte di Simona Ventura e della sua isola di disperati. Non starò qui a rievocare tutte le mirabolanti imprese di questa giovanotta dallo sguardo terrorizzato, istruita e coccolata da colui che definisce senza problemi «il mio mentore», leggi: l'avvocato, scrittore e filosofo di mezza età Alfonso Luigi Marra, idolo delle folle e guru dello spot televisivo da centro di igiene mentale, unico essere umano ad aver capito il dramma intrinseco legato allo strategismo sentimentale che ha distrutto l'essere umano compromettendone l'evoluzione.
L'ultimo anno è mezzo è stato costellato, su giornali, tv, e quant'altro, dalle stronzate illuminanti di questa strana coppia: dichiarazioni a penna che sancivano la rottura tra i due, video amatoriali  e foto in cui Sarabella era ripresa e immortalata ad implorare l'antico amore di tornare da lei (rigorosamente senza indossare, a turno, reggiseno o mutandine) , riappacificazioni e conferenze che addirittura vedevano la donna presentata come esperta di finanza laureata alla Bocconi in cui si discuteva di signoraggio bancario, cospirazioni e Nesquik.
Sara, colei che mandava sms a Silvio Berlusconi firmandosi come Lady X e lanciando j'accuse come Silvio vergognati! Mi hai fatto ammalare. Paga i conti dello psicologo o il provvidenziale Spero ke krepi kon le tue tr*ie, senza trascurare incursioni nel calcio e nella politica estera: Riprendi subito Ronaldinho nella tua squadra di merda o ti faccio escludere da Obama e dai grandi del mondo, l'Italia è incapace di ascoltare i segnali del mondo, fino al secco, laconico e profetico Stai abusando di potere. Una donna per tutte le stagioni, la figlia scema del Gabibbo e di Glenn Close in Attrazione fatale. Chissà che cosa ne pensano a via Sarfatti.
Ecco, ci siamo. Se fossimo in un film di Pietrangeli, Sara Tommasi morirebbe sola e pazza all'ombra di un ponte. La vita, però, è altro: e al posto della  morte ti regala il film porno. Arriva come una manna celeste, un avviso complice, come biada per cavalli. Dici: un'idiota simile o la butti nel porno o la lanci tra i campi a spezzarsi i gomiti. E si sceglie la prima, clementi, perché una seconda chance la si dà anche ad una poveraccia che sostiene di essere stata più volte drogata, vittima di un complotto più grande di lei legato al nulla totale.
E tutto torna: dimostriamo di non saper utilizzare Sara Tommasi nemmeno nel porno. Joe D'Amato, con una scema simile, avrebbe fatto scintille. E invece, no. Il film gode di un titolo che non è nemmeno ricercato: La mia prima volta. Banale, scontato. Forse lo sa anche la stessa Tommasi, che a riprese terminate avrebbe ammesso di essere stata drogata in modo da rendere immortali le sue legnose acrobazie erotiche. Anche questa volta di suo pugno, su un foglietto di carta.  Per poi ritrattare e addossare la colpa agli alieni. Geniale, ma già visto.
Avremmo potuto fare di più; e dire che il teaser poster del film richiamava addirittura Godard. Avrebbero potuto immergere i suoi occhi da cerbiatta e la sua espressione da ferro filato dentro una fiaba simil-erotica in cui la giovane, pugnace, avrebbe dovuto fronteggiare dragoni iperdotati e domare principi prestanti. Ci si poteva giocar su, realizzando una colorata rivisitazione di Alice nel Paese delle Meraviglie o Cenerentola, con tanto di rapporti saffici con le sorellastre: voglio dire, i risvolti sarebbero stati chiari anche ai timorati di Dio per entrambe le fiabe.
No, non andava bene. Mandiamo a farsi friggere anche quel poco di inventiva che il genere impone. Pieghiamoci pure allo schema standard da Youporn e affini. Il film comincia con una breve intervista ad una catatonica Tommasi leggermente spumeggiante, circondata da dildo, che si lascia andare ad un flusso di ricordi, sensazioni e rimpianti: l'Umbria, la terra dei Natali, viene definita «una città noiosissima». Tutto è inquadrato con noia, scandito da brevi messaggi in sovrimpressione su sfondo nero che riportano delle massime della nostra Sara. Massime talmente prevedibili che dubitiamo siano state scritte da un genio simile. Continuando a guardare questo noiosissimo film vediamo i rapporti intimi che intrattiene con una donna impegnandosi a mantenere la gamma interpretativa di uno stoccafisso, per poi concedersi anche una gang bang con tre sfigatissimi muratori e roba simile. Tutto condito dagli sguardi maliziosi di Sara, occhi e gambe sbarrate, a dimostrare che perfino il porno che la vede incontrastata star-conigliona è approssimativo, così come i drammatici complotti e le cospirazioni da Rapporto Pelican che coinvolgono lei e il suo illustrissimo mentore.


Giuseppe Paternò Di Raddusa

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