E se vi chiedessi che cosa ricordate del Festival di San Remo dello scorso Febbraio? La risposta sembra quasi scontata: Belen e la sua farfalla. Questo, a distanza di mesi, è quello che si ricorda in modo certamente più immediato.
Ma proprio questo è solo uno dei tanti
fiori (o meglio, farfalle!) all'occhiello della più recente televisione
italiana. La domanda che allora sorge spontanea è: come ci si è arrivati?
Alcuni
riportano l'origine del problema al famoso e quanto mai discusso programma
degli anni '80 “Drive In”. Con le maggiorate
"ragazze fast-food" per la prima volta portate sul piccolo
schermo. L'archetipo delle veline e
letterine che dagli anni '90 il popolo italiano conosce molto bene.
Indubbiamente un programma rivoluzionario che ha dato avvio alla tv commerciale e ha mutato le sorti della televisione italiana. E il distacco dagli anni '80 sembra enorme. Una rivoluzione diventata cattiva abitudine. E' ormai prassi quotidiana vedere le curve, più o meno senza veli, di ragazze di ogni età. Perché? Semplice: risulta molto più facile far salire l'indice di gradimento di uno show attraverso giovani e belle ragazze semi nude.
Indubbiamente un programma rivoluzionario che ha dato avvio alla tv commerciale e ha mutato le sorti della televisione italiana. E il distacco dagli anni '80 sembra enorme. Una rivoluzione diventata cattiva abitudine. E' ormai prassi quotidiana vedere le curve, più o meno senza veli, di ragazze di ogni età. Perché? Semplice: risulta molto più facile far salire l'indice di gradimento di uno show attraverso giovani e belle ragazze semi nude.
Ma
la decadenza non si arresta al misero uso della donna oggetto, ormai più che
affermato. Basti pensare alle numerose pubblicità che sfruttano l'immagine
sinuosa della donna per attirare l'attenzione sul prodotto. La televisione,
soprattutto negli ultimi anni, inizia ad assumere nuove vesti. Forse le meno
dignitose della sua storia. Il riferimento è chiaro: programmi come “Grande
Fratello”, “Mammoni”, “Tamarreide”, “Uomini e Donne”, senza tener conto delle
trasmissioni generaliste tanto amate dall'italiano medio. Programmi che fanno
della banalità e della volgarità i loro vessilli e segnano le tappe della
degenerazione. Tutto viene reso pubblico, degradato e svalutato, fino a indurre
il pubblico, soprattutto quello più giovane, a considerare valori ciò che non è
degno di questo nome. E la conseguenza è immediata. Orde di ragazzini malamente
educati da una tv spazzatura, che proprio in questi anni offre poco e, senza
un'adeguata capacità di discernimento, niente.
Una cattiva educazione i cui effetti si ripercuotono sulla società in
genere. E' infatti sotto gli occhi di tutti l'enorme distacco fra una generazione
e l'altra. Distacco che appare connotato soprattutto da un vuoto di valori, a
cui la maggioranza dei genitori non è riuscita a sopperire. Genitori che
dovrebbero dedicarsi in modo più attento all'educazione dei propri figli, far
maturare in loro una capacità di critica e di scelta, passo dopo passo,
evitando quindi di lasciare questo “ingrato” compito ad una scatola.
Tuttavia sarebbe molto
semplice e quanto mai ingiusto soffermarsi solo sul lato negativo di una tv che
ha perso di vista la sua funzione essenziale. Specialmente nei confronti delle
nuove generazioni, bombardate di informazioni di ogni tipo, spesso inadeguate.
Occorre tener conto anche di quei
programmi che riportano l'ago della bilancia verso il centro. Che migliorano
una situazione altrimenti tragica. Per citarne alcuni: “Ballarò”, “Piazza
Pulita”, “L'Infedele”, “Report”, il passato “Vieni via con me” e i più recenti
esperimenti di “Servizio Pubblico” e “Quello che (non) ho”. Cultura,
informazione nel vero senso della parola. E per questo programmi alle volte
scomodi – si ricorderanno bene le famose telefonate dell'ex Presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi durante le trasmissioni di Ballarò e
dell'Infedele...
Si tratta dunque di una tv
che grida aiuto o di un pubblico che si è arreso ad una cattiva, ma estirpabile
abitudine? Nelle nostre mani di telespettatori è riposto in ogni caso un forte
potere. Quello dell'audience. Meno persone seguono un programma, più salgono le
possibilità di eliminarlo. Ma evidentemente la risposta è solo una, soprattutto
in tempo di crisi: meglio trasmissioni poco impegnative da seguire, che
allontanano dalla realtà. E che, per così dire, spengono il cervello.
Ma allora, anziché
spegnerlo, dategli in pasto un buon libro, che è sempre una scelta saggia.
Eleonora Costa
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