martedì 12 giugno 2012

CIE DI MILO: IMMIGRATI COME RIFIUTI ABBANDONATI







Art. 13  Cost. “ E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”

Al Centro Identificazione ed Espulsione di Milo sono giunti i deputati del PD, tra i quali vi era pure Livia Turco. Il resoconto, che poi verrà trasmesso al Ministero dell’interno, presenta dei contenuti a dir poco vergognosi. “Una situazione disastrosa” denuncia la Turco e ribadisce che la legge voluta dal governo Berlusconi e dall’ex ministro Maroni è  del tutto inutile. Al CIE di Milo (Trapani) sono “ospitati” più di 270 immigrati quando la capienza idonea dovrebbe essere di 204. Circa il 90% di loro sono ex carcerati, già aventi scontato la pena, e che sono costretti ad oziare 18 mesi in questo centro sotto la motivazione di “ dentenzione amministrativa”, anzi che essere rimpatriati.   

In Italia essere clandestino o aver il permesso di soggiorno scaduto significa questo, con l’aggiunta di non avere privacy, assistenza legale né possibilità di istruzione. Insomma gente lasciata a se stessa e giorno dopo giorno aumenta la frustrazione. Non vi è da stupirsi quindi se poi sono numerosi i tafferugli e i detenuti finiscono nell’occhio della violenza fisica o di maltrattamenti ( come denunciato dalle inchieste de La Repubblica http://video.repubblica.it/le-inchieste/trapani-il-cie-della-vergogna-violenza-tra-i-cancelli-colorati/97978/96360).
Per di più è l’intero sistema di controllo dell’immigrazione che risulta del tutto sbagliato. Dopo o poco prima dello scadere dei 18 mesi di “detenzione amministrativa) gli immigrati vengono semplicemente rimesse in libertà dal Giudice di Pace, intimandoli di tornare nei loro paesi ma senza fornire loro i mezzi necessari per farlo. Accade così che molti clandestini vengono poi presi di nuovo dalle autorità e rispediti all’interno dei centri. Insomma si vede quasi sempre la stessa gente.
Uomini che non vengono più considerati tali, ma solo numeri o meglio rifiuti che lo Stato lascia in decomposizione. E quando non sono le guardie a fare del male ci pensano loro stessi sulla propria pelle, 15 sono infatti i casi mensili di autolesionismo.
E’ una realtà che esiste, è da combattere, ma esiste.



                                                                                                            Gianluca Di Maita

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